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Carbonia. Un’ordinanza a Scanzi d’equivoco

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«Comincia lo spettacolo: le Signore e i Signori sono pregati di spegnere il telefono». Da qualche anno a questa parte, l’avvertenza precede quasi ogni apertura di sipario, sembrerebbe superfluo ma lo è niente affatto. Gli squilli in media res – poi, oggi, con le suonerie più fantasiose l’effetto è moltiplicato – non mancano mai ma, che dire?, uno su mille non ce la fa, probabilmente. Il guaio è quando ti capita l’artista bizzoso, tipo Keith Jarrett che è capace, per una cosa del genere, di abbandonare la performance ma lui, il grande pianista, è rimasto uno dei pochi a potersi permettere tanto rigore, il quale, per quanto ci riguarda, è decisamente eccessivo e vagamente divistico.

Ma il telefono non è niente, in confronto agli intrattenitori da tavolino.

07 00 20 Arena MirastelleQualche giorno fa, assistendo alla pregevole prestazione della compagnia teatrale La Clessidra all’Arena Mirastelle, durante la quale affluivano alle orecchie degli spettatori echi non lontani di karaoke e piano-bar, ci siamo chiesti: ma è civiltà, questa? È civiltà consentire ai bar viciniori di molestare con canti sguaiati e volumi invasivi la rappresentazione di un lavoro costato mesi e mesi di prove, tempo tolto a chissà che cosa e a chi, magari pure litigi in famiglia, per la sola passione pura e semplice per il teatro?

Ci siamo ricordati di quanto ci venne raccontato qualche anno fa da un amico che, portatosi fiducioso nello spiazzo della Grande Miniera ad ascoltare il concerto, su temi di tango moderno, del bandoneista Fabio Furia e della violinista Anna Tifu, dovette condividere l’ascolto con un rovinoso karaoke proveniente dal locale di ristorazione allora attivo quasi all’ingresso. Una figura a dir poco barbina, per l’incolpevole organizzazione e per la colpevole gestione dello spazio.

Durante lo spettacolo di danza, sabato scorso, al quale non si è assistito ma che si dice essere stato di estrema pregevolezza, la cagnara circostante la Mirastelle avrebbe raggiunto livelli indecenti. Per la sola fortuna che gli artisti coinvolti, fra i quali pure un attore alle prese con la recitazione di testi poetici, non abbiano voluto rivendicare la propria dignità di professionisti a danno del pubblico, lo spettacolo è potuto arrivare al traguardo ma il pubblico stesso – l’eco su Facebook è arrivata puntuale – ha avuto assai da ridire et pour cause. A un certo punto, ci hanno raccontato, è addirittura partito un “tanti-auguri-a-teeeee!” a tutti decibel che, ai tempi dell’avanspettacolo, sarebbe stato certamente apostrofato con un “e a tu’ nonna!” ma, per fortuna (o no?), il genere era differente.

La misura, insomma, è colma ed è evidente che il problema della convivenza fra l’attività dell’Arena Mirastelle e la musica dei locali attigui non sia stato previsto da chi di dovere. Già in passato, anche in quello remoto, più d’una volta, i due mondi – quello dell’ascolto consapevole e quello dei volumi a palla – sono entrati in conflitto e, il più delle volte, ad avere la meglio è stato chi ha la voce più alta. Non sono più tempi che si possa tollerare questa prepotenza: perché di tanto si tratta. Se nel centro della città è situata un’arena all’aperto – preziosissima in questi momenti di ancora necessario distanziamento – che consente ad operatori qualificati – ci sarebbe pure il cinema, anch’esso a quanto sembra indecentemente disturbato – di riprendere la propria attività, è giusto che chi può e deve ponga quei limiti che sappiano far convivere tutte le esigenze. D’altronde l’Arena non è aperta tutti i giorni.

Lunedì prossimo, alla Mirastelle giungerà, per due spettacoli uno di fila all’altro, il giornalista e performer Andrea Scanzi, per un lavoro dedicato a Giorgio Gaber. Per ovvi motivi, legati alla popolarità del personaggio, l’attesa è grande. Non è detto, al proposito, che il protagonista sia disponibile ad esibirsi sotto lo scacco degli occasionali vocalist dei tavolini.

Signori del municipio, non sarebbe il caso di pensare a un freno, che so?, a un’ordinanza? Prima del peggio, a Scanzi d’equivoco.

Giovanni Di Pasquale

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