C’è stato un tempo in cui la moda straniera partita dall’Europa nel XIX secolo influenzò l’abbigliamento tradizionale e in alcuni casi lo sostituì. Queste influenze, tutt’altro che sgradite, fotografano un’isola sfaccettata e divisa sul fronte della moda. Da una parte gli abiti tradizionali, dall’altra gli abiti alla civile (come era in uso dire all’epoca) indossati dai ricchi, nobili e borghesi che ben rappresentavano l’elegante abbigliamento cittadino. Le tendenze d’oltremare, accolte con interesse, fanno pensare che il nostro territorio fosse piuttosto aperto alle novità.
D’altronde le donne sarde si interessavano di stile già sul finire del 1700, commissionando abiti di alta sartoria e consultando riviste di moda. Il Corriere delle Dame, testata milanese fondata nel 1804 e pubblicata fino al 1875, era un giornale di moda femminile che circolava in Sardegna e con i suoi cartamodelli allegati, di ispirazione francese, vendeva vestiti per corrispondenza. I bozzetti di moda, presi in prestito da affermate riviste francesi, vennero presto accostati a figurini realizzati per opera di modiste e sarti di Milano. Seguire la moda per l’alta società sarda significava anche copiare l’abbigliamento lussuoso dei politici che regnavano in quel periodo. Dal 1870 fino al primo decennio del 900 le tendenze culturali della Belle Epoque influenzarono profondamente il settore vestimentario. Il mercato dei tessuti , seta, lana, cotone era considerevole come dimostrano i fiorenti scambi commerciali che nel XIX secolo la Sardegna intratteneva.
Insieme ai tessuti pregiati, fecero tendenza gli accessori. Ombrelli dal design orientale, guanti finissimi, scarpe in raso, fazzoletti da mano, ventagli e altri complementi che andarono ad arricchire l’abbigliamento, denotando uno stile e lo status. Non di rado entrarono a far parte dell’abbigliamento tradizionale delle signore più abbienti. Le foto d’epoca allegate mostrano alcune donne di Nuxis e Santadi che tengono in mano il fazzoletto bianco. Un vezzo che, transitando verso il ‘900, compare frequentemente non solo a decoro degli abiti tradizionali eleganti ma anche come particolare di quelli più modesti.
Si può osservare che in alcune di queste pose il fazzoletto si intravede appena, piegato a mo’ di quadrato sta perfettamente nel pugno della mano. In altre foto è tenuto aperto e appare più grande. Probabilmente la dimensione di questi fazzoletti variava.
Le donne che indossano abiti meno pregiati tengono il fazzoletto bianco nella tasca del grembiule. A giudicare da come il fazzoletto riempie abbondantemente la tasca, fino ad essere visibile all’esterno, si può immaginare che si tratti di modelli ampi e forse destinati a un uso non solo decorativo. Una simile considerazione si può fare per il fazzoletto a righe e quadri tenuto aperto e stropicciato nella foto in basso a destra. Un modello spartano da cui si evince che il fazzoletto bianco non era l’unico in uso.
Vanessa Garau