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04
Mon, Nov

Iglesias. Un convegno per cercare di chiudere il cerchio della violenza in famiglia

S.I. Oggi
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Nei casi di violenza familiare non è semplice chiudere il cerchio della violenza. Le parole che vengono dette, le prevaricazioni e le violenze, lasciano delle cicatrici indelebili nelle persone che le subiscono, ma anche in chi vi assiste ed anche, paradossalmente, nelle persone che mettono in atto i maltrattamenti.
“Chiudere il cerchio della violenza” è il titolo del convegno organizzato venerdì 27 maggio ad Iglesias, nei locali del Centro Culturale, dall’associazione “Io non ho paura”, in prima linea nell’aiuto alle vittime della violenza familiare e della violenza di genere.
Francesca Ena, responsabile di “Io non ho paura”, ha introdotto l’incontro mettendo al centro della discussione il concetto di violenza assistita. Un punto di vista particolare e poco utilizzato quando si parla di violenza familiare, che pone l’accento sulle conseguenze che certi comportamenti lasciano nei minori, vittime della violenza o solamente testimoni.
Il convegno è iniziato con la proiezione del cortometraggio “L’amore impossibile”, scritto e diretto da Christian Castangia e Stefano Zedda, un breve film che racconta un inferno familiare, ispirato ad una vicenda reale, nel quale la violenza in famiglia avrà un tragico epilogo e lascerà delle cicatrici impossibili da rimarginare. Un piccolo film che rappresenta in maniera completa gli argomenti che sono stati trattati durante il convegno, in particolare durante gli interventi delle psicologhe Arianna Vinci e Sabrina Buttu, che hanno analizzato le pesanti conseguenze, sui minori, della violenza assistita.
Disturbi comportamentali, disordini alimentari come anoressia e bulimia e, soprattutto, la tendenza a perpetuare i comportamenti violenti in età adulta. Proprio come in un cerchio, impossibile da spezzare, spesso i minori che assistono alla violenza, se non si elabora il problema con l’aiuto di operatori qualificati, una volta cresciuti tendono a ripetere i maltrattamenti nei nuclei familiari che andranno a formare.
Maria Crescenza Deplano, coordinatrice del CISMAI, il Centro Italiano per i Servizi contro i Maltrattamenti, nel suo intervento, ha sottolineato la difficoltà di ottenere dei dati rappresentativi sul fenomeno della violenza assistita, soprattutto a causa dell’omertà, che ancora impedisce di denunciare i maltrattamenti e di dare un aiuto concreto alle vittime. Far emergere la violenza assistita è molto complicato, proprio per la difficoltà di raggiungere i minori, il cui aiuto da parte di operatori qualificati è spesso ostacolato dalle stesse famiglie.
Il convegno organizzato da “Io non ho paura”, ha avuto il merito di portare l’attenzione su un argomento come quello dei comportamenti maschili violenti, che rappresenta ancora un tabù ed è oggetto di controversie. Nicoletta Malesa, presidente del Centro Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM) e gli operatori Roberta Dessì e Vincenzo Giara, hanno presentato il lavoro del centro, che prende in carico gli uomini che vogliono uscire dalla spirale dei comportamenti violenti in famiglia. Il centro, nato a Firenze nel 2009, dal 2014 è operativo anche in Sardegna, a Sassari e ad Olbia, e ha aperto, da pochi mesi, una filiale ad Oristano. Un impegno importante, poiché, come ha sottolineato Nicoletta Malesa, “prendere coscienza delle proprie responsabilità, da parte degli uomini, spesso rappresenta il primo passo per uscire dalla logica della prevaricazione e della violenza”.


Jacopo Casula

Sulcis Iglesiente Oggi